Il piccolo grande asse Berlino-Ramallah

Il portale di notizie (in lingua tedesca) Heute in Israel riferisce oggi che lo scorso martedì si è riunito in seduta per la prima volta lo “steering committee tedesco-palestinese” (“Deutsch-palästinensischer Lenkungsausschuss”). Secondo il sito, che si richiama a DW-World, vi hanno partecipato dieci ministri “palestinesi” e dieci ministri tedeschi, fra cui il primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese Salam Fayyad ed il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle.

Westerwelle si sarebbe detto “orgoglioso” del fatto che, come scrive il sito,  “la Germania è il primo ed unico paese ad avere istituito una commissione del genere insieme all’ANP, la quale si riunirà ogni anno, alternatamente a Berlino e a Ramallah”.

Il ministro degli esteri tedesco non sembra invece avere menzionato che un certo precedente di collaborazione avanguardistica “tedesco-araba” esiste già anche per quanto riguarda la “Palestina”, anche se il ‘padre ispiratore’ dell’Olp, il Gran Muftī di Gerusalemme Muhammad Amīn al-Husaynī, fervente antisemita ed organizzatore di pogrom, pianificatore di un campo di concentramento per ebrei da istituire a Nablus in “Palestina” ed alleato di Hitler, da un certo punto in poi non si incontrava soltanto ogni anno con i suoi amici a Berlino o a Ramallah, ma secondo Wikipedia, all’inizio degli anni quaranta “stabilì il suo quartier generale nella capitale tedesca, dove visse fino alla fine della guerra”, e “chiese subito a Hitler una dichiarazione ufficiale di ‘riconoscimento e simpatia nei confronti delle lotte arabe per l’indipendenza e la liberazione’ e nel contempo la distruzione di tutte le possibili forme di insediamento ebraico in Palestina”.

Heute in Israel scrive inoltre che “Salam Fayyad ha raccolto [da Westerwelle] un particolare riconoscimento per i suoi meriti riguardo alla creazione di basi amministrative ed economiche autonome per un futuro stato palestinese”, uno stato che, come secondo lo stesso sito ha dichiarato di recente il “ministro degli esteri di Fatah”, Nabil Shaath, anche se e quando fosse realizzato con confini corrispondenti alle linee dell’armistizio del 1949, continuerebbe la “‘resistenza nonviolenta’ contro il ‘nemico’ finché tale ‘nemico’ esisterà”. Un nemico che gli arabi e gli antisemiti del mondo, in analogia a come i tedeschi chiamavano quanto era rimasto negli anni novanta del secolo scorso della Jugoslavia, allora forse riusciranno a chiamare Restisrael. Soddisfacendo in tal modo, almeno indirettamente e almeno appena comincerà a sparire, finalmente la richiesta di riconoscere l’esistenza di uno stato nominato Israele – almeno in passato.

Per quanto riguarda invece il “futuro stato palestinese”, Heute in Israel scrive che Westerwelle non è entrato nei dettagli dei  “meriti” di Fayyad “riguardo alla creazione delle basi amministrative ed economiche autonome” di tale stato; il sito nota tuttavia che Fayyad si è dato da fare ad imporre un boicottaggio di articoli ebraici prodotti da “coloni” israeliani e pubblica anche una foto su cui si vede Fayyad stesso, uno degli attuali “partner” di Israele “per la pace”,  intento a buttare pubblicamente al rogo qualche ebr… – oh pardon: al fuoco qualche prodotto israeliano, provando con ciò che certamente non c’è paragone fra le campagne dell’ANP mirate a rendere judenrein la Giudea e Samaria nonché Gerusalemme est – come primo passo della “liberazione” del’intera “Palestina” – e le campagne tedesche di boicottaggio degli ebrei degli anni trenta, come non c’è paragone fra la divisione Ss creata dal Gran Mufti di Gerusalemme per massacrare serbi, ebrei e “zingari” nella Jugoslavia di allora e la promozione delle aspirazioni dei musulmani in Bosnia e dell’UCK e i bombardamenti di Pale e Belgrado di un po’ più di un decennio fa.

Secondo Heute in Israel, Westerwelle, l’orgoglioso ministro degli esteri della repubblica post-nazista tedesca, oltre a 2 milioni di “aiuti umanitari” ha promesso un altro regalo di 20 milioni di euro “per lo sviluppo economico della regione” a Fayyad.

Per poter comunque continuare a creare basi.

Ralph Raschen

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