L’11 settembre 2001 e le “teorie” del complotto

Vedere il giornalista Enrico Mentana alla fine di una trasmissione dal titolo grottesco “Verità contro verità” e sentirlo ricordare – dopo avere appena sufficientemente confutato, in quella stessa trasmissione da lui condotta [1], le maggiori ‘teorie serie’ di complotto attorno all’11 settembre 2001 – sentirlo ricordare che in quegli attentati morirono anche tremila persone sulla cui morte non bisognerebbe scherzare e sentirlo sostenere subito dopo che quegli attentati avrebbero anche “creato l’occasione per due guerre” (mentre in verità la guerra degli Islamofascisti contro l’Occidente non è solo un’”occasione” per sottomettere o uccidere tutti gli “infedeli”, ma la sottomissione o uccisione di questi ultimi è il suo obiettivo dichiarato), tutto questo non può che provocare rabbia e ripugnanza. Poiché così, lo stesso Mentana promuove ancora una volta la follia distruttrice nata dalla religione quotidiana di tutto il mondo, dalla “voce sugli ebrei” (Adorno), schiaffeggiando sia le vittime passate che quelle future dello jihad globale, nonché abbondantemente la ragione, accreditando, ancora una volta, quella folle religione come “verità alternativa” (Mentana) sempre a disposizione, se “i popoli” un giorno dovessero averne voglia ancora una volta, per farla finita con la ragione e un’umanità degna di questo nome.
L’ambiguità di Mentana conferma la quasi-certezza che un complotto, bensì “dall’altra parte”, esista davvero; un complotto che nel migliore delle ipotesi sarebbe di natura inconsapevole, ma la cui fonte rimane in ogni caso una gran voglia di produrre sempre più morti ebrei ed americani, una gran voglia d’inter-nazionalsocialismo, di “lusso per i popoli”, per citare ancora una caratterizzazione dell’antisemitismo data da Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, variandola solo un po’.

PS: Più chiari di Mentana sono comunque qui: http://www.undicisettembre.info/.


[1] Andata in onda (forse come replica) il 7/9/2007, a mezzanotte circa, su Canale 5.

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